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La Città Senza Nome (1° Parte)





“... le sue basse mura spuntavano dalle sabbie di eta’ infinite come le ossa da una tomba mal sepolta ... nessuna leggenda e’ cosi’ antica da risalire fino ad essa per darle una nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno...” Sono le parole attribuite dallo scrittore americano H.P. Lovecraft all’immaginario Abdul Alhasred, l’Arabo Pazzo, vissuto tra lo Yemen e la Siria nell’VIII secolo. Lo scrittore si riferisce alla mitica citta’ di Ubar, o Iram delle Colonne (arabo: Iram at al-'imad), menzionata nel Corano come esempio degli effetti della punizione divina agli uomini protervi ed infedeli.


Nel Corano (89, 6-13) è scritto che Iram fu punita assieme alla tribù di 'Ad.

“Non hai visto come il tuo Signore ha trattato gli ‘Ad?

e Iram dalla colonna,

senza eguali tra le contrade,

e i Thamùd che scavavano la roccia nella vallata

e Faraone, quello dei pali?

[Tutti] costoro furono ribelli nel mondo

e seminarono la corruzione,

e il tuo Signore calò su di loro la frusta del castigo.”


Nella tradizione araba re Shaddad, figlio di ‘Ad, pronipote di Noè, (Corano, 7, 69).volle costruire una citta’ “senza uguali al mondo”, dove le genti vivevano sfidando gli avvertimenti del profeta Hud, inviato da Allah per convincerli a ravvedersi. Fallita la missione del Profeta Hud, Allah scatenò per sette giorni e sette notti una tempesta di sabbia che cancellò la città.


Iram viene citata negli antichi scritti e nel folclore arabo in numerose storie che la descrivono come una città mercantile nel deserto del Rub' al-Khali, a sud-est della Penisola Arabica che divenne favolosamente ricca attraverso il commercio dell’incenso tra le regioni costiere, i centri del Medio Oriente e dell'Europa. La leggenda di Ubar divenne famosa in Occidente con la traduzione de Le mille e una notte.


La tradizione araba recita che Dio lascio’ vuoto un quarto del creato (il grande deserto del Rub’ al Khali, il quarto vuoto, appunto) per stimolare gli uomini alla riflessione e chi ne ha fatto esperienza sa che nelle lunghe ore notturne trascorse tra le dune, sotto un cielo immenso e misterioso e’ facile che le storie raccontate intorno al fuoco si tramutino in leggende e viceversa. Cosi’ nacque tra i beduini la leggenda della mitica Ubar o Iram delle Colonne.


Nel 1930, l'esploratore Bertram Thomas parti’ a dorso di cammello con l’intenzione di diventare il primo europeo ad attraversare le grandi sabbie del Rub 'al Khali. Nei pressi del margine meridionale del deserto i suoi accompagnatori beduini gli raccontarono la leggenda di Ubar e gli indicarono una pista che si diceva conducesse alla Citta’ Perduta. Thomas non percorse quella pista poiche’ le sue riserve di cibo e di acqua non gli consentivano alcuna deviazione, ma in seguito ne parlo’ con T.E. Lawrence (Lawence d'Arabia), che aveva ascoltato la leggenda di Ubar durante la sua convivenza con i beduini che gli avevano detto di aver visto le rovine dei castelli del Re Shaddad figlio di Ad nella regione di Wabar.


Lawrence conosceva il deserto e nel suo bellissimo libro “I sette pilastri della saggezza”, scritto nel 1922 afferma: «Per anni abbiamo vissuto a stretto contatto tra di noi, nel deserto nudo, sotto un cielo indifferente». Nella traversata del Rub’ al Khali Thomas segno’ su una mappa la posizione della pista che portava alla leggendaria città perduta di Ubar ed insieme a Lawrence progettarono di tornare per restituire alla storia i resti della citta’ che chiamarono l’Atlantide delle Sabbie, ma questo non accadde mai... (continua)

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